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LA DIMORA INESAUSTA

La Dimora Inesausta è un libro d’artista che ha due luoghi di riferimento e due distruzioni: la casa dell’infanzia dell’artista distrutta col terremoto dell’Irpina in cui Tiziana Cera Rosco non entrò mai più e il Cretto di Burri, ossia la grande lapide a cielo aperto sulla distruzione delle case e della città di Gibellina con il terremoto del Belice. Prende il titolo da una frase di Heidegger che guida il lavoro dell’artista sull’idea di dimora: “il linguaggio è la casa dell’essere e nella sua dimora abita l’uomo”.

I due terremoti si parlano all’interno del destino dell’artista che considera il terremoto una linea rossa parallela alla linea della vita all’interno del palmo della sua mano, visitando il Cretto scrive:

“Autoritratto dal persempre” spiegandoci che “quando vivi la perdita in questa linea del destino, hai una linea diversa sul palmo della tua mano.

La perdita ti porta in un persempre non in un maipiu.

Persempre abiteremo le case inesistenti, persempre temeremo crolli che non finiscono di immobilizzarci nel loro mutismo, persempre saremo i sopravvissuti di un mondo che doppia quello che viviamo.

Con una casa invisibile dimoro anche presso il crollo invisibile di altri.

Chi busserà alla porta di questa casa senza porta? Chi si siederà ad una sedia senza tavolo? C’è una crepa che slega la vita è la riassembla per come può, per come costruisce, per il linguaggio che sviluppa con la vita delle cose che non smettono di esistere. In questo quaderno c’è la prima volta che sono andata al cretto, io da piccola, la casa che non abiteremo mai più e tutte quelle connessioni sulla dimora che il linguaggio richiama come suo centro vitale, spaziale e metafisico.”

Da qui proprio il titolo Dimora Inesausta come a dire che il linguaggio anche ai margini dell’accettabile non si stanca mai di farci da dimora sull’impossibile.

All’interno del quaderno si ritrovano tracce del frost Artico: la banchisa. Questo perché Tiziana Cera Rosco durante il lavoro a questo libro porta avanti un progetto che riguarda il dialogo tra La Tenda Rossa (clicca qui) e il paesaggio artico, un evento che riguarda la perdita e sopravvivenza e che eticamente ed esteticamente permette all’artista il confronto con il Cretto e il dialogo tra l’impermanenza naturale e l’eternità dell’arte.

 

“A volte si appartiene ad alcune opere più che ad un amore”

 

 

 

La Dimora Inesausta fa parte del progetto Visioni Oblique. Libri d’artista, libri oggetto, fototesti per il Belice, progetto ideato e curato da Cristina Costanzo.

La Dimora Inesausta è stata acquisita dal Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina nel 2022.

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